L’esito del recente referendum ormai definito “Brexit”, tenutosi nel Regno Unito lo scorso 23 giugno, ha destato gravi allarmismi e alzato un polverone di cori dissonanti sulle possibili conseguenze a cui il l’Inghilterra va incontro.
Si è molto discusso a livello politico e sociale di tale riforma, ma quali saranno invece le conseguenze economiche? Quali le sorti di tutti gli imprenditori, sia europei che non, che hanno investito nel territorio d’oltremanica? Quale la sorte degli investimenti fatti in Uk?Ed infine, la sterlina continuerà a mantenere il suo potere d’acquisto?” Queste sono solo alcune delle domande che affollano in questi giorni i giornali di tutt’Europa. Cercheremo dunque di analizzare quali conseguenza economiche si potrebbero avere nel medio e nel lungo periodo; L’uso del condizionale è d’obbligo dal momento che si attendono con ansia gli accordi che l’Inghilterra dovrà stipulare con il resto dell’Europa.
Quali sono le conseguenze giuridiche del referendum? Che tipo di referendum è?
I cittadini del Regno Unito hanno espresso la preferenza dell’ “exit” rispetto al “remain”attraverso un referendum consultivo, strumento che permette al popolo di esprimere il proprio punto di vista ma spetta comunque al parlamento la decisione finale in merito al voto. In tal senso tale votazione,non potrà nell’immediato modificare o “risolvere” ,di punto in bianco, i rapporti ormai consolidati con l’UE. Quindi evitiamo di ricadere in inutili allarmismi.
Da questo momento infatti l’Inghilterra dovrà seguire quanto stabilito dall’art. 50 del Trattato di Lisbona, il quale sancisce una sorta di “clausola rescissoria” che stabilisce le modalità di uscita dall’eurozona. In primis il governo britannico dovrà notificare al Consiglio europeo la volontà di recedere unilateralmente dagli accordi UE. Successivamente a doversi attivare sarà il Consiglio Europeo, il quale dovrà negoziare con il territorio inglese, un accordo per il recesso; quest’ultimo dovrà essere sottoposto a votazione al Parlamento Europeo e infine approvato con maggioranza qualificata.
Si tratta dunque di una procedura abbastanza lunga la quale sancirà l’effettiva fuoriuscita dell’Inghilterra solo quando entrerà in vigore l’accordo o trascorsi almeno due anni dalla notifica del recesso volontario, termine prorogabile discrezionalmente dal Consiglio europeo.
Ciò significa dunque, che non bisogna temere conseguenza “devastanti” almeno nel breve periodo e tutti gli imprenditori Italiani che svolgono la loro attività in Uk o semplicemente vi hanno rapporti, non subiranno nell’immediato particolari traumi o risvolti imprevisti; Tuttavia dovranno essere in grado di riorganizzarsi e adattarsi ai nuovi accordi che l’Inghilterra sicuramente stipulerà.
Cosa succederà DURANTE la procedura di uscita dall’Europa?
Sebbene le procedure di uscita dall’eurozona saranno abbastanza lunghe, non si sono fatte aspettare le reazioni delle borse e dei mercati le quali nella maggior parte dei casi, hanno chiuso in ribasso, e hanno bruciato numerosissimi valori accumulati nel tempo; tutto ciò a causa dell’instabilità e dell’estrema incertezza del post brexit.
Nel giorno successivo al referendum,l’Inghilterra sembra aver vissuto il suo “venerdì nero” (“Black Friday”) la sterlina ha infatti subito una svalutazione di circa 7% rispetto all’euro.
E’ importante dunque avvertire gli imprenditori italiani, impegnati nel Regno Unito, a porre estrema attenzione all’andamento dei corsi valutari e soprattutto ai costi delle operazioni finanziarie che hanno intenzione di intraprendere.
Non bisogna inoltre perdere di vista i concorrenti sia anglosassoni che extra-europei, i quali cercheranno di ottenere significativi vantaggi dalla perdita di potere di acquisto della sterlina rispetto all’euro.
Il consiglio infine, per tutti gli imprenditori europei, quindi anche Italiani, che hanno intenzione di delocalizzare la loro attività, o creare enti o società, o semplicemente investire in Gran Bretagna, è quello di prevenire le conseguenze economiche che si avranno nel breve e nel medio/lungo termine,creando stabili progetti finanziari in grado di “porli” al riparo da eventuali problemi. Per questo appare fondamentale farsi consigliare da onesti consulenti giuridici, legali o d’impresa che, nel loro ambito di competenza, potranno indirizzare nel migliore dei modi tali investimenti.
Cosa succederà DOPO l’uscita ufficiale dall’Europa?
Fare previsioni sul post-Brexit è davvero molto complesso,forse fuori dalla portata dei più bravi analisti o dei numerosi osservatori. Tuttavia nel tentativo di prevedere determinate conseguenze si possono azzardare alcune ipotesi.
Innanzitutto agli imprenditori italiani non sarà più concesso di applicare la normativa europea in termini di IVA. Pertanto, le vendite verso il Regno Unito verranno considerate, in tutto e per tutto, esportazioni e saranno dunque soggette alle procedure doganali ordinarie.
Per ciò che concerne invece il reddito e la fiscalità internazionale, tutti gli imprenditori che hanno delocalizzato la loro attività in UK ,costituendo società operative, holding, trust, stabili organizzazioni, dovranno probabilmente “fare i conti” con la disciplina delle società controllate estere anche se non si possono escludere futuri accordi in tale tema.
Infine tutti gli imprenditori ,che hanno beneficiato di finanziamenti europei in Inghilterra o che avevano delocalizzato le loro aziende nel territorio d’oltremanica per usufruire dei benefits economici garantiti dalle banche inglesi, dovranno rispettare tutte le procedure per il trasferimento dei flussi finanziari e reddituali fra Paesi non più comunitari. Questo probabilmente sarà applicabile a qualsiasi movimentazione dei capitali e dei redditi, che, in assenza di accordi, potrebbe portare a nuovi costi prima esclusi dalla normativa comunitaria.
Considerazioni finali
Per concludere,tutti gli imprenditori italiani interessati al mercato o alle possibilità che offre il territorio d’oltremanica, dovranno tenere conto dei nuovi accordi che l’Inghilterra stipulerà con il resto dell’Europa. Almeno nel breve periodo, quasi sicuramente, gli imprenditori europei dovranno sostenere maggiori sacrifici, e dovranno essere in grado di dimostrare anche una spiccata capacità di lettura per prevenire i possibili esiti sfavorevoli del post brexit.
Prima di fare investimenti dunque sarà necessario studiare i mercati e in generale la situazione economica dell’Inghilterra.
In realtà è chiaro che a breve soprattutto per gli imprenditori delle conseguenze si avranno; l’Inghilterra infatti, almeno fino ad oggi, ha sempre portato a termine i suoi progetti, rimanendo distante da quella visione tipicamente gattopardiana secondo cui “tutto cambia affinché nulla cambi”.
Comments